l’Apocalisse


Il cronista che fa politica in Italia lo riconosci subito. Anche se ha 30 anni e l’agenda telefonica ancora piuttosto sguarnita.
Credo che appena assunti corrano da Benetton a comprare uno stock di gilet a V, meglio se a rombi ma vanno bene anche in tinta unita, purché tra il grigio fumo e il marrone – negli anni, diventeranno di Loropiana, quei gilet, ma con lo stipendio base si fa quel che si può.
Poi, perdono i capelli: iniziano a stempiarsi precocemente, finché a quaranta rimane al più qualche ciuffo scomposto stile Gad Lerner. Ovviamente, indossano giacche mai troppo di moda e  nemmeno troppo eleganti, il giusto per sentirsi vestiti meglio dell’uomo normale e, soprattutto, più boheme.
Il punto vero, però, più che nei dettagli di stile sta nelle conversazioni. Il fatto di avere qualche numero di telefono in rubrica li fa sentire importanti; lo negheranno, sempre, ma mentono sapendo di mentire. Sfogliano gli altri giornali e difficilmente dicono che il pezzo di un collega è bello; piuttosto, che sta facendo una campagna indecente, che non capisce il valore della notizia, che rincorre delle voci, che sente sempre gli stessi. Il cronista di politica, da noi, difficilmente racconta delle cose ai lettori: le racconta agli altri giornalisti, a quelli seduti in Parlamento, a qualche imprenditore, a mamma e papà.
È un meccanismo che ho visto in atto molte volte negli ultimi anni, e vedo in questi giorni – non me ne vogliano i colleghi, che stimo, ma credo di essere difficilmente smentibile. Ed è tanto peggio quando riguarda la nostra generazione, quella di coloro che dovrebbe aver smaltito la sbornia del quanto-è-figo-essere-giornalisti, perché non abbiamo né il peso specifico dei 50-60enni né tantomeno i loro stipendi e privilegi: siamo manovali, e impariamo insieme ai lettori.
Oggi sulla Stampa, l’unico quotidiano cartaceo che ormai vale la pena di leggere, Barbara Spinelli parla di “apocalisse del giornalismo”, riferendosi alla battaglia incrociata che sta tenendo banco: il Giornale contro il Sole contro il Corriere contro il Fatto contro Repubblica e via discorrendo. Intanto la casalinga di Voghera, ma anche Gea Scancarello, si è rotta le palle di leggere l’autodifesa referenziale della testata e della categoria, e cerca storie. Io grazie a dio le trovo all’estero, e provo a portarle in Italia; ma la casalinga di Voghera che magari non ha chiarissimo perché anche Obama è importante per lei, chiude i giornali e accende la tv.
Les jeux sont fait.

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    #1 by edoardo on October 15, 2010 - 14:11

    sul look, potrei dire la stessa cosa per i fotoreporter..

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    #2 by gea on October 15, 2010 - 14:59

    le categorie sono affini, delails
    eccezion fatta per quelli di via vigevano.

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