Le newsletter, nel 2020


Comunque una volta andavano di moda i blog e tutti ne avevano uno; ora invece tocca alle newsletter.
La differenza è che sui blog, come questo, ci veniva e ci viene chi è interessato o magari chi segue un link pubblicato qua e là; mentre le newsletter invadono la posta elettronica con la tenacia delle formiche nelle case di campagna, stracolme di riflessioni e consigli che nessuno ha sollecitato e men che meno richiesto, con le loro discettazioni sedicenti sociologiche più correttamente definibili cazzate (climax raggiunto da uno che l’altro giorno spiegava quali saranno i dieci mestieri del futuro ed erano tutte idiozie che finivano in -ologo, con una menzione speciale per l’esperienzologo), e sono per lo più tentativi patetici e per me quasi sempre imbarazzanti di crearsi un nome, un pubblico o addirittura un brand, come direbbero quelli che nel futuro potrebbero diventare esperienzologi. 

Ora io non ce l’ho con voi, ma non ho richiesto le vostre newsletter e se per caso l’ho fatto è stato per educazione, o perché ho sbagliato nel dare il consenso. E anche se siete amici, credo che dovreste sapere che finite diretti in junk, almeno finché non inizierete a propormi qualcosa di meglio del tentativo di farvi leggere invadendo la posta elettronica altrui. 

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