A testa alta


Stamane, prima che su Milano scendesse mezzo metro di neve, ho stampato su bella carta una discreta quantità di miei Cv e mi sono incamminata verso una serie di redazioni che ho scoperto si trovano vicino a casa mia.

Sono arrivata alla prima e mentre chiedevo alla portineria il permesso di entrare mi vergognavo come una ladra. Volevo girare sui tacchi e andarmene, perché la verità è  che c’è una bella differenza tra l’essere ignorati con una mail che finisce nel cestino senza essere letta e un direttore che ti sbuffa in faccia. Il secondo fa male.

Ma mi sono fermata un secondo a pensare, cercando di guardarmi dall’esterno; ne ho concluso che non avevo nulla di cui essere in imbarazzo. Anzi. C’è un’enorme dignità nel presentarsi a qualcuno dicendogli che hai voglia di lavorare: mica vuoi rubargli dei soldi, hai voglia di faticare, e per qualcosa che ti piace e che pensi di sapere fare.

Ho consegnato i miei Cv a testa alta pensando che chiunque sia intelligente capisca quanto valga lo sforzo di bussare alle porte sul serio, senza la protezione confortante dell’anonimato digitale. Non so se darà qualche frutto, ma mi sembra di aver imparato una lezione.

(Nota di colore. Redazione di un femminile patinato, lascio il Cv alla segretaria di redazione, non riuscendo ad arrivare a nessun’altro gerarchicamente superiore. Mi guarda: “Ma una foto non ce l’hai da mettere sul Cv?”. Risposta: “Signora, voglio lavorare come giornalista, mica come velina”).

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    #1 by giovanni on February 5, 2010 - 18:57

    Gea,
    la nota di colore è divertente, la risposta azzeccata!
    Poi, sulla dignità implicita nel mettere la faccia per presentare il proprio cv, concordo pienamente, e ti segnalo questo post molto interessante:
    http://giovannacosenza.wordpress.com/2009/10/19/non-basta-mandare-cv-per-trovare-lavoro/
    Buona serata e in bocca al lupo!

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    #2 by Maurizio Camagna on February 5, 2010 - 20:49

    Hai fatto bene. Sto facendo la stessa cosa in questo periodo ed è veramente difficile, e non è una questione di quanto sei o non sei bravo, purtroppo. Poi conosco gente che invece ovunque si presenti lavora subito, appunto.

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    #3 by Luca Sognatore on February 10, 2010 - 17:49

    [Voce fuori dal coro – dopo una giornata lavorativamente pessima]

    Perché non mettere la foto sul CV?
    La metti (mettete) ovunque: sul blog, su Twitter, su FaceBook.
    Ma su un pezzo di carta no.
    Ovviamente non è pudore o voglia di nascondersi. E allora cos’è?
    Voglia di giocare a caccia al tesoro? Quanto ci mette uno ad arrivare qui partendo solo da nome e cognome? Dai 2 ai 3 click, a seconda che debba pescare la pagina di Google dai preferiti o ce l’abbia come hompage.

    “Beh, ma se arriva qui, vuol dire che è interessato.”
    No. O per lo meno non al lavoro che fai.
    Hai un nome “non convenzionale”. Non hai voluto mettere la foto sul CV. Vediamo se è perché si vergogna. Appurato che non hai niente di cui vergognarti, torni nell’oblio.

    I motivi per mettere una foto sono molteplici (e mi stupisce che un fotografo come Maurizio Camagna non l’abbia fatto notare).

    Innanzitutto è un modo per stabilire un contatto. L’esaminatore ti guarda negli occhi ancora prima di averti vista. Può già immaginarti nell’ambiente lavorativo. Cercare di capire che carattere hai. Cercare di capire perché hai scelto proprio quella foto, quella posa, quell’espressione.

    Ovviamente sono tutte cose che verificherà di persona al colloquio. Ma, se vuoi, è già un primo contatto. E mi fermo qui – per ora.

    PS: mi dispiace che tu abbia eliminato il post “La Rivoluzione”… avevo un po di acido da distillare anche su quello 😉

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    #4 by gea on February 10, 2010 - 18:00

    Luca, attenzione. Quello che sto per dirti potrà apparire retorico, ma non lo è: e se la foto fosse un primo elemento di discriminazione?
    Bionda, bruna, rossa, figa spaventosa, bruttina, pallida, scura: nel tempo delle veline che bisogno ce n’è?
    Poi, ci sono foto e foto. Se uno vuole vedere quali sono le cose che mi piacciono, che taglio do alle mie foto, eccetera eccetera eccetera, può farlo qui sopra: mi sono fatta un mazzo tanto per costruire questo “posto” in cui dentro c’è un po’ tutto di me, personale e professionale, inclusa la mia faccia.
    Perché “l’esaminatore” dovrebbe stabilire un contatto con una foto e non verificando quello che so fare (nel mio caso specifico, abbastanza semplice da constatare: metti il mio nome su internet e ti leggi dei miei pezzi, o li leggi qua sopra, o li leggi sui giornali)?
    Mi sembra una deriva americanizzata da cultura dell’immagine, sta storia della foto sul Cv. Poi certo, se di mestiere facessi la fotografa sarebbe diverso.

    Ps. Ho eliminato La Rivoluzione, già. Se hai voglia di sapere perché, e rovesciare lì un po’ della mia e della tua bile, ti mando una mail…

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