Dispacci, Marsiglia #3


Girando per Marsiglia in questi giorni ho capito due cose che, pur avendo visto parecchie decine di città in giro per il mondo, non ero mai riuscita a concettualizzare prima.
La prima è che ci sono in ogni città sette od otto sotto-città, e ovviamente l’esperienza del posto è profondamente influenzata da quella in cui si vive: c’è il rischio concreto di non scoprirle, di rimanere confinati in uno o molti ghetti, senza un colpo di fortuna e moltissime chiacchiere con la gente. 
La seconda è che ogni città nel suo complesso deve combattere una battaglia contro il denaro, dunque contro la tendenza a uniformare gli spazi e l’offerta, a diventare uguale a decine di altre: gradevole, accogliente, rassicurante. Ieri camminavo per il Vieux Port e ho avuto la sensazione di essere, nell’ordine: a Zara (i colori, la pavimentazione), a Beirut (la corniche, i palazzoni) e Lisbona (il calore, la pigrizia). Ci sono nuance diverse, ça va sans dire, ma non così tante: dai negozi alla gestione degli spazi, man mano che le città si ripuliscono alcuni quartieri diventano spaventosamente simili, specie a latitudini analoghe.
Meno scontato è che non tocca solo a quei quartieri manifestamente gentrificati – quelli che fronteggiano il mare, scorrono tra gli edifici principali, sono il vecchio centro storico – ma anche a quelli che sono ancora generalmente identificati come “autentici”. Qui, per dire, il Panier, è ancora parzialmente sgarrupato, con pezzi diroccati e lamiere buttate qui e là dai residenti che non vogliono intrusioni di turisti. Ma le cose nuove che vengono aperte (il famigerato “riscatto” dei titoli di giornale) appartengono tutte a un medesimo canone di “graziosità”: insegne di legno e ferro battuto, concept store di sartoria o artigianato, baretti minuscoli con stoviglie della nonna e scatolette di sardine come portacenere. Come se persino la diversità ormai fosse uniformata. Come se per sfuggire dalla conformità non restasse che il disordine,
lo scoordinato, i colori forti. 

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    #1 by Franco on July 10, 2020 - 09:56

    Calvino aveva visitato quelle sotto-città già qualche decennio fa

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    #2 by gea on July 11, 2020 - 16:08

    Alcune erano invisibili, oltretutto

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