Day after


Lunedì sera alle 23.30 ho spento computer e televisione e mi sono infilata a letto con Mordechai Richler: le saghe israelo-palestinesi sono quanto di meglio per ricordare che c’è sempre qualcuno cui va peggio di noi.
Martedì mattina, ancora sotto le lenzuola, ho controllato le percentuali della disfatta – inspiegabile come la Bonino abbia preso meno voti di quella coatta da grande fratello; diciamo comunque che l’uscita a gamba tesa dell’Onorevole Bagnasco deve avere qualcosa a che fare con questo mistero – e poi mi sono infilata in redazione dove per almeno due ore ho evitato qualsiasi contatto con siti di informazione e quotidiani. Infine, mi sono convinta a volermi abbastanza male da prendere in mano il Corsera: in una giornata così, tanto vale fustigarsi anche con la linea editoriale di De Bortoli.
Ho rimuginato, rimuginato, rimuginato; evitato Facebook e similia; tenuto la bocca chiusa nella maggior parte dei dibattiti tra colleghi.
Infine, dopo tanto pensare, di fronte ai miei occhi si è materializzato chiarissimo il quadro della situazione. Eccomi, quindi.
Punto numero uno: non parlerò della destra. Nessuna citazione a Silvio Berlusconi, Umberto Bossi, il di lui figlio, il mangiatore di asini Ignazio La Russa, il soldato della Padania Cota, quellachepotevafarelastardelGF Renata Polverini eccetera eccetera. Parlerò di noi; anzi, di loro: della sinistra (!).
Punto due: parlerò della sinistra, non del centro sinistra. Perché, parafrasando Moretti, le parole sono importanti e l’abitudine mentale a pensare in termini di cento sinistra è tra responsabili del danno: a noi interessa la Sinistra, non il centro, non la destra transfuga a sinistra, non i clericali vestiti ora da moderati, ora da verdi, ora da mascelloni. Io-sono-di-Sinistra, punto.
Terzo: parlerò della Sinistra come partito, come identità politica, come organismo sancito dalla costituzione nella sua natura di partito organizzato, e che per questo risponde a criteri, obblighi, doveri, statuti, regolamenti, e non a eccitazioni individuali e mal di pancia e voglia di gridare e incazzature di sorta e progetti mai acclarati e compagnia cantante.

Parliamo, dunque. Parliamo del Partito Democratico, infelice eredità del glorioso ancorché fallimentare Pci, mutazione transgenica avvenuta col filtro del moderatismo e del progressismo e del dialoghismo e del buonismo e, soprattutto, dell’incapacità di dire le cose come stanno per paura di essere troppo di sinistra (di cui l’allargamento al centro). Questa è la storia degli ultimi anni, la storia di una diluizione progressiva, che ha reso quelli che oggi si chiamano democratici sul modello americano un partito con poca anima (togliergliela del tutto sarebbe ingiusto e e li metterebbe a livello di Berlusconi e soci: un paragone che francamente non meritano) e scarsissima capacità di capire e ascoltare la gente, a parte le comparsate di Bersani fuori dai cancelli di Mirafiori, fuori tempo massimo visto che fra due anni nemmeno esisterà più. Un partito così teso nello sforzo di apparire moderato che ha smesso proprio di apparire; così progressista e largo nei propri obiettivi da essere incapace di inquadrarne uno concreto (a parte quello di far fuori Berlusconi, cosa che peraltro a queste condizioni non gli riuscirà mai); così rispettoso della Res Publica e delle sue istituzioni da non riuscire a distinguere quando le istituzioni mancano di rispetto a noi. Un partito addormentato, che reagisce poco e reagisce tardi. Un partito la cui unica mossa chiara di recente è stata provare a far fuori Nichi Vendola: e per fortuna che Vendola è più sveglio di loro e ne ha fatti secchi lui un paio.

Poi guardiamo i risultati elettorali e vediamo chi, nella galassia dell’opposizione, è venuto fuori bene da questa tornata. Il buon Vendola, appunto, che mi fregio di additare come speranza della sinistra da anni ormai. Antonio Di Pietro e i suoi. Grillo e i grillini.
La lezione è così chiara che non c’è quasi bisogno di tirare le fila. Ma facciamolo comunque.
1) Gli elettori vogliono messaggi chiari, semplici e che sentano propri e importanti (peraltro il modello della Lega). Vendola ha vinto il secondo mandato in Puglia, andando contro l’apparato e nonostante inchieste e scandali che hanno travolto molti intorno a lui, con la capacità di dire cose elementari ed enormemente di sinistra (a me sembrano di buon senso, ma generalmente vengono ricondotte a sinistra). Per esempio: l’acqua è un bene di tutti e non si paga. Il nucleare è pericoloso e finché non sappiamo come smaltire le scorie non costruiamo centrali a casa nostra. Patti con delinquenti non ne faccio.
Sembrano cose strane? No, eppure avete sentito Bersani dirlo di recente? (O anche non di recente). Quanto ci vuole a dire che privatizzare l’acqua è inammissibile? Ci vuole il coraggio di ricordarsi chi siamo e cosa crediamo e qual è lo spirito della sinistra: evidentemente la nomenklatura del PD non ha il coraggio di affermarlo.
2) Messaggi chiari (magari non nella forma lessicale, ma tant’è) sono quelli che manda Di Pietro, un altro il cui partito è in crescita netta. E quelli che grida Grillo ansimando durante i suoi spettacoli e nelle piazze. Sono tutti da condividere? No, io molti di quelli di Grillo non li condivido affatto. Mancano di sostanza e chiarezza, sono spesso poco più che mere enunciazioni di sogni. Eppure evidentemente la gente ha bisogno anche di sogni con cui vivere: un mondo più verde, energie rinnovabili, città cablate, benzina che costa il giusto. Quant’è che il PD (o i Ds prima, e prima il Pds) non regala un sogno?
A me anni.
3) Cos’hanno in comune i Grillini, l’IDV, la Lega e Sinistra e Libertà? Un leader forte, chiaro e riconoscibile. C’è un altro modo per spiegare come Vendola, giovane (specie al suo primo mandato), omosessuale e di fede postcomunista abbia potuto vincere in Meridione per due mandati di fila?

Quindi, lezioncina. La Sinistra, per tornare a essere tale, ha bisogno di: trovare un leader che lo sia davvero (continuo a suggerire il nome di Nichi); trovare il coraggio di fare un programma che si basi su valori chiari e condivisi e condivisibili; smettere di provare a impallinare l’avversario sentendosi a lui superiore, ma iniziando a impallinarlo con progetti, proposte e discorsi che gli rispondano in modo chiaro e netto; ritrovare l’orgoglio di essere sinistra.

A quel punto, se mai arriverà, avrà di nuovo il mio voto.

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    #1 by Luca Sognatore on April 1, 2010 - 13:55

    http://www.noisefromamerika.org/index.php/articles/Quando_il_PCI_affonder%C3%A0

    Non è solo una questione di leader (ahivoi), ma di tutta una classe dirigente…

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    #2 by gea on April 1, 2010 - 13:57

    concordo luca, andrebbe azzerata la dirigenza intera.
    ma la capacità di esprimere un leader e di sostenerlo è comunque fondamentale per il successo

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    #3 by Luca Sognatore on April 1, 2010 - 14:16

    Io sono sempre un po’ scettico sui leader carismatici… si rischia di fare la fine dei Radicali con Pannella (quando va bene) o di Forza Italia (con Berlusconi) quando va male…

    Credo invece che ci sia bisogno di una dirigenza “di valore”, con persone in grado, all’occorrenza, di sostituire il leader senza troppi traumi…

    Uno dei problemi della politica italiana è (sarà) proprio questo… non c’è nessuno che possa prendere il posto di Berlusconi alla guida del PdL… o di Casini nell’UDC… o di Di Pietro nell’IdV…

    La Lega se la passa meglio degli altri ma solo perché c’è Maroni… fuori dai piedi lui e Bossi, te lo vedi il partito amministrato da Calderoli?

    E comunque il centro-sinistra (sic) un leader ce l’aveva: Romano Prodi… eppure hanno fatto di tutto per farlo fuori, salvo poi tornare in ginocchio a chiedere scusa…

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    #4 by gea on April 1, 2010 - 14:20

    credo che le due cose vadano di pari passo, luca.
    leader carismatico non vuol dire per forza accentratore o manipolatore o self made man; voglio dire, un partito che si rispetti sa avere un buon leader che detti la linea e che sappia chiudere le fila, e una dirigenza che lo segua e sostituisca nei casi necessari. Le due cose non sono mutuamente esclusive; dovrebbero essere anzi inclusive.
    L’abitudine di privilegiare l’una all’altra è una stortura italiana, dai tempi che furono.
    Quanto a Romano Prodi, lui ha fatto il suo dovere, certo; oggi lo si rimpiange banalmente perché non c’è stato nessun’altro a fare il suo dovere. Ma se potessimo esprimere un nuovo leader con una nuova dirigenza sarei immensamente più felice.

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    #5 by momo on April 5, 2010 - 09:31

    dico piu o meno la stessa cosa, ma con una precisazione: secondo me, la cosa che accomuna Lega-IdV-5Stelle piu che il fatto di avere un leader, e’ avere un PROGRAMMA. Concreto.
    Se vogliamo terra a terra (che sia “cacciare i negri”, “legalita”, “energia rinnovabile”, “federalismo fiscale”), ma che la gente capisce e riesce a percepire come interesse proprio.

    VOTA ANTONIO VOTA ANTONIO VOTA ANTONIO

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    #6 by gea on April 5, 2010 - 09:37

    [nico, off topic. Chicco mi ha detto dei fiori d’arancio, congratulations!]

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    #7 by Luca Sognatore on April 5, 2010 - 15:04

    Condenso il post di Momo in una parola: populismo.

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    #8 by Chicco on April 7, 2010 - 13:53

    Beh anche sparare su Berlusconi o sui magistrati è mero populismo…mi pare che la lezione non sia servita se etichetti con populismo…il contrario (opposto) a populismo cos’è?
    Per quanto riguarda i programmi…Lega, Vendola e anche Grillo hanno programmi (non solo via i negri mio caro nico) Di Pietro proprio no…
    Capitolo leader…Vendola è l’unico che potrebbe essere un candidato serio per il PD a patto che spazi via tutta la nomenklatura…Bindi in primis…la Lega…lascia perdere Calderoli…guarda a Zaia, un discreto ministro, e a Galan un discreto amministratore…e non è una provocazione…pesino Tosi mi ha fatto un impressione…in più la mossa politica che ha spiazzato tutti…l’alleanza con i preti…ragazzi la Lega è cresciuta…speriamo che il germe dell’ultrateverato non la infetti…
    P.S. Anche se Burlando non lo sopporto l’ho sentito parlare da quel ratto giudeo radical chic di Gad Lerner e mi ha sorpreso in positivo

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    #9 by gea on April 8, 2010 - 16:45

    uo uo uo chicco, modera le parole (ratto giudeo), che poi mi tocca fare la censura. (e lo farei anche se fosse dall’altra parte politica, lo sai)

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    #10 by Chicco on April 8, 2010 - 20:04

    Lui assomiglia ad un ratto ed è giudeo…non era mia intenzione associare ratto a giudeo…

(will not be published)