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Rischio d’impresa

Qualcuno ogni tanto mi chiede cosa fai da quando hai dato le dimissioni. La risposta figa è: «Scrivo un libro». Quella onesta è: «Mando tra le 50 e le 100 mail al giorno, passo 12 ore al giorno almeno davanti a uno schermo a leggere cose, ne programmo altre che erodono metà del mio micro-cumulo di risparmi e chissà se avranno un qualsiasi ritorno».
Tecnicamente, mi ha ricordato mio fratello, si chiama rischio d’impresa.
Credo che i nomi tecnici siano stati inventati per fare sentire un po’ meno peggio le persone.

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Que serà

Lasciare il lavoro deve essere un po’ tipo smettere di fumare: è impossibile non ingrassare.
Sarà che devi occupare le mani in un’altra maniera o che hai più tempo a disposizione. O magari c’entrano qualcosa quelle bottiglie di Traminer bevute all’aperitivo…

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Downshifting

Milano mi ha accolto con una nevicata di pollini e tre giovani hipster in skateboard lungo via Vigevano, e per la prima volta nella vita il corpo si è ribellato ricoprendosi di punti rossi- chissà poi se l’allergia è ai pollini, agli hipster o al ritorno.
Mi sento lievemente rallentata nel riappropriarmi di spazi di vita ai quali avevo totalmente abdicato: mentre giro per la strada con la strana leggerezza di chi non è ben ancorato alla terra non capisco bene se la mia sia pura incoscienza, con più l’aggravante del borghese radical-chic che fa downshifting, o un estremo moto di sanità mentale.
Al momento propendo per la seconda, benché sia abbastanza consapevole da sapere che 10 anni di vita sopra al Capetown renderebbero radical chic anche Ghandi, purtroppo.

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